| 
    
<<<-  | 
        
| . . . . . . . . . . . . .  | 
        
           
 LETTERA 77 dicembre 2001 
 
 
            Chiedo scusa a chi non è - o non vuole
            dirsi - cristiano
           
          
            se questa LETTERA è indirizzata
           
          
            alle mie sorelle e ai miei fratelli
            nella fede:
           
          
            Ma credo che anche loro,
           
          
            le altre mie sorelle e gli altri miei
            fratelli
           
          
            certamente non meno amati,
           
          
            possano condividere
           
          
            certi dolori, rimorsi e speranze.
           
          
            Forse dovremmo scrivere così:
            "Nell'anno primo dell'impero del Giustiziere
           
          
            Infinito, mentre il popolo afghano
            piangeva i suoi bambini uccisi o mutilati
           
          
            in nome della vendetta per i crimini
            orrendi del terrorista bin Laden; e il
           
          
            popolo palestinese  veniva
            massacrato dall'esercito del terrorista Sharon
           
          
            che pensava di poter spegnere nel sangue
            degli innocenti il fanatismo
           
          
            suicida dei disperati; e il popolo
            argentino mostrava con il proprio sangue
           
          
            le glorie del neoliberismo
            globalizzatore; mentre l' Italia era governata da
           
          
            un miliardario che riduceva le tasse ai
            ricchi e i servizi sociali ai
           
          
            poveri, sotto il sommo pontefice Karol
            Woytjla, i cui solenni insegnamenti
           
          
            di pace venivano strangolati dai suoi
            stessi collaboratori, la Parola di Dio
           
          
            scese sui cristiani e li interrogò:
            "Che dite di tutto questo?":
           
          
            Parafrasi blasfema del vangelo di Luca?
            Forse che non dobbiamo porre accanto
           
          
            alla Bibbia i nostri giornali? Il nostro
            Dio sta rinserrato nella vaghezza
           
          
            di cieli lontanissimi o invece
            perpetuamente si incarna  nella storia dei
           
          
            poveri, delle vittime, degli oppressi?
            Quando, dopo avere venerato il
           
          
            Risorto, i primi evangelisti decisero di
            parlare della sua nascita, leggenda
           
          
            o realtà, non ebbero dubbi: Colui che
            aveva ripreso vita nella oscura Valle
           
          
            dei Morti ed era stato giustiziato fuori
            dalle mura della Città non poteva
           
          
            che essere nato in una grotta, non
            essendoci posto per lui fra la gente "che
           
          
            conta". Non aveva, nella pienezza
            della sua maturità, proclamato che un
           
          
            giorno saremo giudicati per ciò che
            avremo fatto o non avremo fatto ai
           
          
            poveri, poiché è a lui che lo avremo o
            non lo avremo fatto?
           
          
            E che stiamo facendo ai poveri? Il
            Natale-Luna Park che ci circonda ha
           
          
            previsto elemosine e panettoni per i
            clochards e i senza-meta che si
           
          
            aggirano fra noi. Ma i popoli-esuberi,
            insignificanti nelle statistiche dei
           
          
            prodotti-interni-lordi, l'immensa umanità
            che va perdendo sembianze umane
           
          
            nella stretta della miseria, occupano
            davvero nei nostri pensieri, anche in
           
          
            questa cosiddetta "festa della bontà", 
            altro spazio  che quello degli
           
          
            incubi di una possibile disperata
            violenza da reprimere con guerre
           
          
            preventive?  Essere poveri è
            diventato, davanti ai nostri occhi di
           
          
            benestanti, un reato, un segno di
            sovversivismo.
           
          
            Temo che non ci rendiamo conto che la
            nostra spietatezza non ha effetti
           
          
            soltanto sui miseri. Cambia anche noi,
            in peggio. Come un corpo deforme
           
          
            rivestito da un abito ormai logoro, in
            questa fine d'anno la società in cui
           
          
            viviamo svela  ripugnanti nudità.
            Sotto la civiltà di cui ci proclamiamo
           
          
            orgogliosi, rosseggiano le piaghe di un
            profondo nichilismo morale. Eleganti
           
          
            vetrine propagandano "Oh, my
            dog!", un profumo per cani. "Costa caro ma ne
           
          
            vendiamo molto" mi dice una
            commessa. Tra le luci del paganesimo natalizio
           
          
            intere strade sono contornate da grandi
            cartelloni sui quali si distendono
           
          
            donne nude, dal corpo florido e dal
            volto ottuso: "Vestiti, svergognata!" è
           
          
            lo slogan che compare su queste
            immagini, tratte da qualche libro sui
           
          
            postriboli. (Ma certo! Noi non siamo
            barbari come i talebani, niente burqa
           
          
            per le nostre donne!). Al TG1 serale il
            solito giornalista con le stellette
           
          
            annunzia con voce trionfale che i
            marinai italiani sono passati sotto
           
          
            comando americano, mentre, a immagine e
            somiglianza del suo collega di
           
          
            Washington, il ministro Martino sembra
            non già metterci in guardia ma
           
          
            assicurarci (sì: assicurarci!) che
            "i nostri ragazzi" corrono  gravi rischi.
           
          
            Soltanto aneddoti? O spie di vetro che
            crepitano in fessure che si
           
          
            ingrandiscono e minacciano la stabilità
            della casa in cui viviamo? Cambiano
           
          
            le monete di cui ci serviremo nel 2002
            ma non le orrende, blasfeme,
           
          
            delinquenziali spese militari per un
            esercito di mercenari costretti dalla
           
          
            disoccupazione al mestiere delle armi.
            Gli imputati VIP saliti al potere
           
          
            stravolgono le leggi che li riguardano e
            insultano i giudici. Mentre
           
          
            riportano l'Italia al rango di lumicino
            dell'Europa, svendono alla CIA e al
           
          
            Pentagono la nostra sovranità nazionale
            ma la invocano per tutelarsi dalle
           
          
            leggi che l'Europa va dandosi e dalle
            quali sentono minacciata la loro
           
          
            arrogante impunità.
           
          
            Eppure questo desolante panorama
            italiano è una specie di fiorito paravento
           
          
            se lo si paragona allo svolgersi di
            eventi ben più terribili. L'Africa
           
          
            sembra una immensa zattera della
            "Medusa", galleggia su un oceano di
           
          
            disperazione, alla mortalità infantile
            si aggiunge la lunga agonia di una
           
          
            generazione di giovani colpiti
            dall'AIDS. Guerre infami sponsorizzate dalle
           
          
            multinazionali del petrolio, delle armi,
            dei diamanti travolgono interi
           
          
            popoli, straziano l'infanzia di decine
            di migliaia di ragazzini trasformati
           
          
            in feroci guerrieri. Ma non v'è ormai
            continente in cui "l'imperialismo
           
          
            internazionale del danaro" (cito
            un'espressione usata da tre papi) non
           
          
            generi milioni di morti precoci. Quando
            i G7 o 8 si incontrano, quando il
           
          
            WTO celebra i suoi raduni, a me sembra
            di rivivere uno dei peggiori momenti
           
          
            della mia vita: Ero appena arrivato a
            Bombay, stavo mangiando in un famoso
           
          
            ristorate, mi accorsi che al di là di
            un vetro un gruppetto di miserabili
           
          
            guardava estaticamente i miei bocconi:
            Niente è cambiato, da allora: o è
           
          
            mutato in peggio, le grandi Carte
            dell'ONU, che parlano di eguaglianza fra i
           
          
            popoli, di libertà dal bisogno,
            sembrano ormai reperti d'antiquariato.
           
          
            Il Natale di questo 2001 piuttosto che
            il volo degli angeli sembra
           
          
            richiamare il precipitare delle persone
            impazzite dalle Due Torri e invece
           
          
            del placido sonno del bambino  Gesù
            la manina senza vita che spunta dai
           
          
            cingoli dei carri armati israeliani a
            Betlemme.
           
          
            Qualcuno ha proposto che durante la
            messa della notte di Natale non si canti
           
          
            il "Gloria", troppo triste è
            il contesto planetario. E' una proposta
           
          
            scandalosa contro lo scandalo del
            silenzio e dell'inerzia di tante comunità
           
          
            cristiane davanti all'agonìa  di
            interi popoli, ai sistemi di violenza che
           
          
            generano disperazione in nome del
            Mercato, cioè del potere dei ricchi.
           
          
            Forse  questa proposta ha una sua
            dolorosa validità perché potrebbe mostrare
           
          
            a molti che quando la religione diventa
            un fatto intimista, soltanto
           
          
            consolatorio, individuale o familistico,
            senza connessione alcuna con il
           
          
            dolore che serra il nostro pianeta, si
            trasforma in un conformismo che non
           
          
            ha niente a che vedere con i profeti e
            con Gesù di Nazareth. E però io credo
           
          
            che il Gloria che noi cantiamo o
            recitiamo ogni domenica non sia un
           
          
            illusorio grido di gioia perché nel
            mondo tutto andrebbe bene. Al contrario,
           
          
            il nostro Gloria  è soltanto un
            grido di fede: poiché noi lo rivolgiamo a un
           
          
            Messia rifiutato sin da piccino, a un
            salvatore immolato in nome della
           
          
            ragion di Stato, al Fondatore di una
            Chiesa che spesso sa leggere di lui
           
          
            soltanto qualche precetto da galateo e
            non un messaggio radicale di
           
          
            giustizia e di amore. E' in questo
            lacerante contrasto fra la potenza di Dio
           
          
            e l'apparente vittoria del male che noi
            siamo costretti a prendere
           
          
            posizione, a scoprire  che siamo le
            mani di Lui, e che Egli ha scelto di
           
          
            agire soltanto per nostro mezzo: il
            nostro glorificarLo è dunque un
           
          
            riconoscerci strumenti di una Creazione
            che continua, di un mondo che va
           
          
            incessantemente modificato; e il Bambino
            che veneriamo è un figlio che ci è
           
          
            donato: generati dall'amore, dobbiamo
            noi stessi generare speranze.
           
          
            La Chiesa ha continuato a cantare il suo
            Gloria, nella infedeltà che spesso
           
          
            la contraddistingue, nei tanti secoli
            bui della storia della Terra: in mezzo
           
          
            a terribili persecuzioni, durante guerre
            spietate, in anni in cui ogni
           
          
            valore sembrava disperso e un'ignoranza
            greve e profonda sembrava l'unica
           
          
            forza della storia: Lasciar cadere il
            Gloria in un silenzio luttuoso a me
           
          
            sembrerebbe piuttosto un cedimento alla
            mentalità pagana dei rapporti di
           
          
            forza: cantare gloria al Piccolo e al
            Debole e all'Inerme, nel gelo di una
           
          
            storia tenebrosa significa attendere con
            incerta certezza, con speranza
           
          
            strappata testardamente, ora dopo ora,
            alla disperazione, che si compiano le
           
          
            profezie: "Allora  si
            apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli
           
          
            orecchi dei sordi. Allora lo zoppo
            salterà come un cervo e griderà di gioia
           
          
            la lingua del muto".
           
          
            Buon Natale! Buon Natale!
           
          
            Ettore Masina
           
          
            P:S: Libri: Questo mese vi segnalo due
            libri recentissimi. Il primo  ha come
           
          
            titolo: Ezechiele Ramin. Testimone della
            speranza. Contiene le lettere e gli
           
          
            scritti di un ragazzo che si fece
            sacerdote e andò a morire in Brasile, per
           
          
            i poveri e con i poveri, nei quali
            coglieva lucidamente il sacramento del
           
          
            Cristo. A 32 anni non si possono avere,
            in genere, grandi acquisizioni
           
          
            culturali; ma si possono avere - e
            queste pagine lo dimostrano - la sapienza
           
          
            del cuore e il coraggio del martirio. A
            cura di Ercole Ongaro, "lo storico
           
          
            della Rete Radié Resch", e di
            Famiano Ramin, fratello di Ezechiele,
           
          
            Testimone della Speranza può essere
            richiesto   alla Rete R.R., via Piave
           
          
            22. 51039 Quarrata PT . Il secondo libro
            che vi segnalo è di Giancarlo
           
          
            Zizola , è intitolato L'ultimo trono. 
            Papa Woytjla e il futuro della Chiesa
           
          
            ed è pubblicato da Il Sole-24 Ore. 
            Questo giornale economico ha una
           
          
            singolare caratteristica: pubblica, la
            domenica, un supplemento culturale di
           
          
            grande qualità e Giancarlo Zizola ne è
            assiduo collaboratore. In questo
           
          
            libro egli raccoglie e
            "riorganizza"  le attente valutazioni dell'
           
          
            insegnamento e delle scelte del papa
            polacco che egli segue
           
          
            appassionatamente sin dalla sua ascesa
            al pontificato. Senza omaggi
           
          
            cortigiani e senza pregiudizi
            partigiani, le pagine di Zizola rivelano
           
          
            ancora una volta la lucidità del suo
            pensiero, la rigorosa valutazione delle
           
          
            fonti, il cristiano censimento di
            speranze che la realpolitik (neppure
           
          
            quella della Curia vaticana) non riesce
            a spegnere.
           
        _________________________________________________________________  |