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                  Violazione
                  dei diritti umani in Salvador   In
                  un paese dove la maggior parte della popolazione vive ai
                  limiti della sopravvivenza, dove non esiste democrazia ma solo  dittature,  dove 
                  14 famiglie possiedono il 60% di tutto 
                  il  territorio
                  nazionale č inevitabile che nasca il malcontento, quindi la
                  protesta,  e in
                  ultimo (se i governanti sono dei criminali) 
                  la  repressione   spietata.  Il 
                  bagno  di 
                  sangue  di  
                  El   Salvador,
                  tralasciando i massacri compiuti da conquistadores spagnoli, 
                  comincia nel 1932: l'esercito uccide 30000 campesinos
                  ribelli.  Nel '74
                  i fascisti cominciano a scrivere sui muri: «Sii 
                  patriottico, ammazza un prete»; in due anni, dal marzo
                  '77 al giugno '79 vengono 
                  uccisi 5 preti (tutti amici e difensori dei poveri) e 
                  spesso anche le persone che sono con loro (vecchi,
                  ragazzi, operai, studenti, contadini).  28
                  febbraio 1977: l'esercito spara su 5000 manifestanti che 
                  protestano contro i brogli elettorali: 100 morti. 19
                  maggio 1977: l'esercito fa irruzione nel paese di padre 
                  Rutilio Grande: 50 morti, torture, stupri, 
                  rapimenti,  profanazione
                  del tabernacolo; unica colpa dei paesani: aver occupato una
                  piccola parte di un immenso latifondo per poter lavorare. 20
                  gennaio 1979: in una casa religiosa vengono uccidi 4 ragazzi e
                  un  sacerdote, don
                  Octavio Ortiz Luna.  Dall'inizio
                  del '78 alla fine  del
                  '79  i
                  desaparecidos sono 116 e le vittime dell'esercito e degli
                  squadroni della morte 896. Nel mese di gennaio del 1980
                  l'esercito uccide 500 persone e molti corpi vengono fatti a
                  pezzi. 12
                  febbraio 1980: la polizia spara contro una manifestazione di
                  ragazzi  delle
                  scuole: 10 morti. 17 marzo 1980: la polizia fa fuoco contro
                  l'universitą: 22 morti. Il
                  martirio di monsignor Romero non ferma i massacri: secondo la
                  commissione per i diritti umani dall'ottobre '79 al dicembre
                  '82 i morti sono 43.337 e i desaparecidos 3.200; e la Chiesa,
                  non solo quella cattolica, continua a pagare un prezzo
                  altissimo: in 6 mesi (giugno-dicembre 1980) vengono uccisi 27
                  religiosi tra preti, frati, suore, pastori e seminaristi. (d.s.) |