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Cani senza collare

 

Zoe è una femmina di Pastore Bergamasco, io e la mia compagna l’abbiamo adottata,  prelevandola in un canile del pavese.

L’abbiamo scelta tra tanti altri “dispersi”, ululanti, preda di lamenti, di movimenti isterici, di occhioni svuotati di se stessi.

Zoe se ne stava in mezzo alla sua gabbia, ferma come l’acqua del lago, inchiodata alla sua misera esistenza. Ce la siamo portata a casa senza pensarci su due volte.

Zoe senza voce, senza sguardo in alto, senza nome né storia, cancellate dalla strada in cui è stata abbandonata perché displasica, terrorizzata dai bastoni e dagli schiamazzi.

Troppi calci e mai una carezza.

Zoe senza giochi né scoperte da incontrare, era scomparso l’uscio dove infilarsi per conoscere il mondo di affetti a pochi passi dal suo bel nasone.

Zoe disperata nei silenzi che assordano….

Sono trascorsi i giorni, i mesi e un paio di anni, sei lontana dagli spazi angusti del canile, ora proteggi i metri della tua casa, con le tue nuove passioni, sei padrona della tua scelta d’amare e di essere amata senza forzature e con reciprocità.

Non c’è più niente in questa casa che non contempli anche te, e mentre sfioro il viso della mia compagna,  perfino il nostro amore è più bello, in forza del tuo  più smisurato bisogno.

La osservo girovagare per le stanze, adagiarsi sul divano, addormentarsi, così mi coglie un parallelismo di non poco conto.

Zoe e la sua storia di recente trovata, somiglia per intero a tante altre storie anonime, di giovanissimi dimenticati dal disinteresse più colpevole dei propri cari, abbandonati a se stessi, per rincorrere un benessere che disconosce i più deboli oppure i già vinti in partenza.

Rammento Zoe in quei giorni lontani,  e rivedo i troppi ragazzi in questa comunità, non c’è poi tanta differenza nella loro diversità, quattro zampe o due gambe non accorciano i metri di sofferenza imposta e mai cercata.

Giovani con il cuore lacerato, le membra tumefatte, con gli occhi umidi e le guance contratte.

Zoe piagata e piegata, sola, senza più desiderio di giocare.

Giovani minuti e paffuti, annaspano per non annegare nelle solitudini più sconosciute.

Zoe e padroni latitanti, ragazzi e amori distanti, tutti a camminare in ginocchio, nonostante i pugni chiusi, il digrignar di denti.

Sto scrivendo di lei e Zoe mi osserva, il suo nasone si muove, si protende verso di me, come a voler annusare il frastuono dei miei pensieri. E più mi avvicino al  suo bel muso con la dolcezza che mi ha insegnato, più mi rendo conto che davvero non esistono cani cattivi, né ragazzi da scartare, più banalmente ci sono invece padroni e genitori idioti, e peggio amori mai nati, per la loro incapacità di farsi carico dei “ viaggiatori di passi perduti “.

 

Vincenzo Andraous

Carcere di Pavia e

tutor educatore Comunità

Casa del Giovane di Pavia

novembre 2002

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