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Dalla parte dello straniero


di Brunetto Salvarani


"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me" (Mt 25, 31-40).

Crediamo che questo brano evangelico colpisca ogni credente.

Per la sua "volgarità" prima di tutto: Dio coglie l'uomo nel momento del suo maggior bisogno: aver fame, aver sete, essere ammalato, forestiero, carcerato. Nel momento del giudizio non ci verrà chiesto in cosa abbiamo creduto e neppure di come ci saremo comportati rispetto a presunti codici morali. Ci verrà posta una sola domanda: avete colto il vostro prossimo come io ho

colto voi?

Poi per l'auto-identificazione di Dio non in colui che "fa" ma in colui che "subisce": Dio si presenta non come colui che sfama, disseta, veste, libera, accoglie ma come colui che viene sfamato, dissetato, vestito, visitato, accolto.

Dio, che noi giustamente definiamo come onnipotente, è allora l'impotente per eccellenza: Dio, nella realtà della nostra vita, è colui che può solo ricevere. Avrete nelle vostre mani questo numero di QOL poco dopo la Pasqua, memoriale della nostra liberazione dalla schiavitù. È stato però scritto mentre i mezzi di informazione ci narrano storie molto tristi. Storie che raccontano di tentativi di sfuggire alla schiavitù che purtroppo non hanno avuto come orizzonte un mare che si apre per condurre ad una terra promessa ma un mare che, da Lampedusa al Canale d'Otranto, diventa tomba.

Tempi amari in cui si stanno introducendo nel nostro paese leggi contro tutti coloro che vedono nel fare quello che i nostri padri hanno fatto - emigrare alla ricerca di acqua, cibo, medicine, libertà - una possibile sia pure dolorosa, soluzione ai propri problemi.

Ma allora chi è finito in fondo al mare di Lampedusa? Chi processeremo per entrate illegale nel nostro paese? Noi diciamo: Dio stesso!

Ognuno degli annegati, ognuno degli stranieri che verranno eventualmente processati "in nome del popolo italiano" solo per aver provato a venire a dissetarsi ai nostri pozzi, è un volto di Dio che non avremo mai più la possibilità di incontrare

 

 

Trato da "Qol" n.97, gennaio-febbraio-marzo 2002

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