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Penso che parlare di "equidistanza" sia solo un goffo tentativo (consapevole
o inconsapevole, per me fa lo stesso!) di mascherare la realtà effettiva dei
fatti. Mi dispiace, mi sento ferito ogni qualvolta il singolo venga ritenuto
non in grado di decidere per sè. Il cattolico è, prima di ogni altra cosa,
un uomo come tutti ed in quanto tale prima di tutto in dovere verso se
stesso di scoprire la propria strada (in fondo siamo noi quelli a cui piace
tanto parlare di "vocazione"!). Se al termine di questo cammino di ricerca
personale dovesse arrivare a riconoscersi in qualcosa di non facilmente
definito o definibile sarebbe per questo meno degno di essere "ascoltato"?
Apprezzo tutti coloro che non hanno paura di mostrarsi, di "schierarsi", di
offrirsi all'altro nella propria specificità; di contro avverto dei
fastidiosi pruriti quando scorgo, dietro utopiche promesse di equidistanza e
di amore (intendiamoci, solo quello che puzza sempre di un paganissimo
"volemose bene!") la falsità di una sporca esigenza di ricevere da tutti e
di dare soltanto a chi è ben schierato dalla parte propria. L'unico
"equidistante" che mi potrebbe venire in mente è Cristo, ma comunque di
scelte anche Lui ne ha fatte davvero parecchie.
Grazie di avermi fatto riflettere su una questione così delicata ed attuale.

Davide Toffoli

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