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IL TERRORISMO DEI DISPERATI

di Giulio Vittorangeli

 
Da piu' parti e' stato scritto che dopo l'11 settembre, gli attentati alle
torri gemelle di New York e al Pentagono, "niente e' piu' come prima".
In realta' per molti popoli le cose non sono cambiate molto, con i loro
morti di fame, principalmente bambini. Grandi masse popolari continuano ad
essere totalmente assorbite dai problemi quotidiani della sopravvivenza.
Accanto al dolore per le tante vittime innocenti (dall'attentato di
Manahattan, ai bombardamenti sull'Afghanistan) ci viene da chiederci, ma chi
piange la morte dei 30-40 milioni di persone ogni anno? (Forse che il valore
delle persone si calcola dal conto corrente o dal Pil del loro Paese?). E'
il numero dei morti "dimenticati", morti di fame, di malattie, morti in
conflitti regionali dei quali non si parla, bambini morti di sfruttamento
sul lavoro, per schiavitu', ecc. Il ricco occidente non puo' dirsi estraneo
a queste tragedie. Sono vittime dello squilibrio tra Nord e Sud del mondo,
di un capitalismo che continua a produrre ingiustizia sociale, oppressione,
disoccupazione, miseria, mercificazione degli animi. Vittime del modo di
vita di quel 20% di popolazione mondiale (di cui anche noi facciamo parte)
che detiene il controllo dell'80% delle ricchezze, anche se a sua volta ne
gode in minima parte, perche' c'e' un altro 20%, ecc. ecc.
Ma quanti di quel ricco 20% hanno capito di essere seduti su una polveriera,
e che non bastano un po' di carita' cristiana o di aiuti umanitari e belle
parole per poter stare tranquilli, e soprattutto perche' possano stare
tranquilli quelli che Frantz Fanon chiamava "i dannati della terra". Non
sappiamo come, ma e' certo che dobbiamo rivedere quelle leggi del mercato
che giungono a considerare normali e inevitabili la poverta', l'oppressione
e l'emarginazione di grandi masse, le disuguaglianze sociali tra individui,
persone, classi, etnie, popoli e continenti.
"La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di
disumana miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente della
popolazione mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di morte in
tutto il mondo e sta generando risentimenti e rivolte contro i pochi Paesi
che impongono questo nuovo ordine internazionale e ne godono i frutti, con
l'appoggio di organismi internazionali e delle loro politiche di
aggiustamento economico. Queste politiche neoliberiste stanno provocando
disastri economici e finanziari in molti Paesi piegati sotto il peso di un
debito estero impagabile o colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle
monete locali da parte del capitale speculativo": tratto dal documento
sottoscritto da vescovi cattolici e da pastori evangeli riuniti nello Stato
di San Paolo, Brasile, pubblicato dalla rivista "Adista" il 5 novembre 2001.
La poverta' generalizzata, il rifiuto di affrontare e risolvere i problemi
cruciali e la mancanza di democrazia, hanno creato condizioni oggettive e
favorevoli allo sviluppo del terrorismo. Cosi' si e' giunti alla nuova
carneficina in Medio Oriente: sabato sera, nel pieno centro di Gerusalemme,
due attacchi kamikaze e un'autobomba hanno provocato 10 morti e 235 feriti.
Domenica a Haifa un uomo si e' fatto saltare in aria uccidendo 15 persone e
ferendone 38.
Ha scritto Ettore Masina: "Questo ci porta all'esame di un terrorismo che
avremo sempre con noi finche' avremo con noi i poveri, finche' vi saranno
popoli calpestati, denegati, gettati nella piu' cupa disperazione. Nessuna
guerra riuscira' mai a sradicarlo completamente, nessun apparato repressivo.
Ci sara' sempre un povero che preferira' morire piuttosto che vivere nel
disprezzo di se stesso; e vorra' rendere la sua morte "produttiva" di un
evento cui i mass-media saranno finalmente obbligati a dare spazio e
immagine, essi che della condizione del suo popolo non hanno mai voluto
parlare o lo hanno fatto nel piu' sprezzante dei modi. Sia chiaro: io
considero spaventosi tutti gli atti di terrorismo, non li giustifico. E
tuttavia lasciatemi dire che, se mi straziano, non li trovo pero'
incomprensibili; e che penso necessario, urgente e doveroso studiarne le
matrici politico-economiche. Penso per esempio a certi "martiri"
palestinesi. Io non poso qui non testimoniare cio' che ho visto nei campi
profughi palestinesi nel 1991, guidandovi - su invito della Unwrra,
l'agenzia dell'Onu per i rifugiati - una delegazione di deputati italiani.
Persone di quarant'anni nate e vissute dalla nascita in baracche infette,
fra cataletti fognari a cielo aperto perche' gli israeliani avevano deciso
che tutto doveva rimanere allo stato di provvisorieta', perennemente
minacciate da mitragliatrici puntate su di loro dalle colline sovrastanti;
impedite di darsi organizzazione sociale, sofferenti di rifornimenti idrici
inadeguati, continue perquisizioni e angherie, mancanza di strumentazione
medica, disoccupazione: due generazioni costrette alla "scodella di minestra
umanitaria"; per ogni atto ostile (non si parla di sparatorie, si parla di
sassi), sbrigativa identificazione del colpevole o supposto tale, suo
arresto e deportazione, chiusura di una delle stanze della misera abitazione
della sua famiglia o addirittura intervento di un bulldozer che la spiana al
suolo. E fuori dal campo: distruzione di uliveti, confisca di terreni sui
quali erigere villaggi di coloni israeliani e costruire strade riservate per
loro, drenaggio delle acque a loro favore, continui posti di blocco e
controlli di documenti sulle strade per palestinesi, intercettazione e
blocco delle autoambulanze palestinesi o di auto palestinesi che portano
feriti o partorienti agli ospedali, continue chiusure di scuole e di
universita', uso di armi modernissime (carri armati, missili, cannoni)
contro le sassaiole dell'Intifada; e l'uso acclarato, spavaldamente ammesso
e tragicamente "normale" della tortura da parte dei servizi israeliani...
Ora lo stato di Israele sta in piedi solo ed esclusivamente a ragione degli
appoggi americani. Volete che i palestinesi (cosi' come i popoli che sono
angariati da dittature sostenute dagli americani) non parteggino per chi
appare loro il vendicatore delle loro oppressioni? La situazione dei
palestinesi, poi, e' per cosi' dire, l'acme del disprezzo con il quale il
mondo arabo e' stato sempre trattato dalle Grandi Potenze. Quando il
massacratore Bin Laden parla di ottant'anni di umiliazione araba non
s'inventa una data. Gli anni '20 sono quelli in cui Francia e Gran Bretagna
ridisegnano a loro piacimento la mappa del Medio Oriente, usando il righello
invece del rispetto della storia dell'area e dei piu' elementari diritti dei
popoli, mentre l'Italia prepara una riconquista della Libia che avverra' con
indicibile crudelta'. La condanna del terrorismo dei disperati non basta.
Bisogna che tutti facciamo quello che e' possibile fare (ed e' molto di piu'
di cio' che facciamo) perche' siano spenti i focolai di disperazione; e'
accanto ai focolai di disperazione che cova le sue perversioni il
terrorismo, anche quello organizzato. La disperazione dei poveri e' l'acqua
in cui nuota e sempre piu' nuotera' lo squalo ferocissimo di Bin Laden e dei
suoi epigoni".

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