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Lettera a "La Stampa"

di Daria Donati

Don Leonardo Zega  nel suo La fede non teme confronti (La Stampa , 15 novembre 2001)ha impropriamente dimenticato che sul settimanale da lui diretto alcuni anni fa, Famiglia cristiana, fu recensito con ampio elogio un testo che, molto prima di Elena Loewenthal, invitava i cattolici a mettersi in dialogo con le altre religioni.

Questo testo, Il Dio dell’uomo(Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo Milano 1987) ebbe un buon successo tra gli insegnanti di religione cattolica che lo usarono proficuamente per allargare il campo della conoscenza religiosa, sociale, culturale degli altri e, possibilmente, secondo la creatività di ciascuno, realizzare attività pedagogiche- didattiche insieme ai compagni credenti di altre religioni già presenti nella scuola italiana, seppure in misura ridotta. Oggi ce n’è un altro, Il Dio della vita(Editrice ELLE DI CI- Il Capitello, Torino 1999)

 che considera pedagogicamente la mutata situazione religiosa in Italia, a seguito della notevole presenza di altre fedi e indica i moduli da seguire per agevolare la convivenza.

Però, già dopo il Concilio Vaticano II, parecchi insegnanti di religione cattolica, sostenuti dai documenti conciliari, aiutavano i loro alunni a comporre delle mappe con al centro un verso del Salmo n.8 Oh Signore, nostro Dio, com’è grande il tuo nome su tutta la terra!, in cui convergevano tante strade(le varie religioni) percorse dagli uomini e dalle donne che aspirano allo spirituale, a qualcosa di più “alto” che sovrasta l’umanità.

Successivamente, nel  nostro sistema scolastico, sono entrati tanti laici ad insegnare religione cattolica, per almeno due motivi:

-         la gerarchia cattolica riconosce ai laici credenti un loro campo specifico d’azione nel sociale(e niente è più sociale della scuola);

-         lo scenario mondiale è mutato: è interetnico, interculturale, religiosamente pluriforme, anche nel nostro Paese, le cui radici, però, non vanno confuse, né dimenticate. Esse sono cristiane. Così come non si  chiederebbe mai in Afghanistan ad un bambino/ragazzo/giovane di non recitare la Salat( la preghiera rituale, 5 volte al giorno) sia pure in ambito scolastico( ma pare che durante le lezioni, ciò non viene attuato) per rispetto, soprattutto, alla sua storia, nessuno dovrebbe, in Italia, pretendere di togliere il Crocifisso dalla parete da dove qualcuno si è dimenticato di toglierlo, oppure  di non parlare delle tradizioni natalizie che, nella nostra terra, da nord al sud, sono connesse intimamente con la venuta di Cristo nel mondo.

Ben afferma Don Leonardo Zega che la radice di ogni male è l’ignoranza.

Infatti, gli insegnanti di religione cattolica in Italia, oltre ad essere in possesso di una laurea, si specializzano negli Istituti di Scienze religiose, per accedere all’insegnamento, con i criteri e gli strumenti adatti alla crescita dei futuri cittadini della nostra Italia, affinché vengano sradicati i pregiudizi, le falsità, ogni negatività che nuoccia alla serena convivenza dei popoli, che non è acquiescenza culturale(tolgo il crocifisso, non insegno le canzoncine di Natale, sono a posto con tutti), ma consapevole comprensione, seppure faticosa e difficile, delle diversità altrui, mantenendo le proprie espressioni di fede.

Sono anni che gli insegnanti di religione cattolica testimoniano la loro volontà di connettersi agli altri credenti per una crescita più consapevole e civile, ma….

Come si dice: fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.

 DARIA DONATI

PRESSO EDIZIONI ELLE DI-CI-IL CAPITELLO, TORINO.

Oppure: diemme32@libero.it

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