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Anno Domini 2001: Rapporto mafia in Italia. Sicilia e dintorni

di Giorgio Bongiovanni

Tutto tace, nessun morto per le strade, nessuna sparatoria, a parte qualche ordinario regolamento di conti. Parlano di mafia invisibile i procuratori in trincea.

Siedono al nostro governo, nel frattempo, uomini dal passato e presente discutibili, inquisiti per corruzione e reati affini alla collusione mafiosa. Non escluso nemmeno il Presidente del Consiglio, sospettato, addirittura, assieme al suo braccio destro, di aver svolto un ruolo nelle stragi in cui hanno perso la vita due martiri della nostra giustizia. Indagini per cui i pubblici ministeri di Caltanissetta hanno chiesto l’archiviazione, ma un’altra procura prosegue nel medesimo lavoro.

L’opinione pubblica si gode le vacanze tranquilla che mafia c’è, ma è lontana e soprattutto non disturba se non esagera.

Politici collusi, colpevoli politicamente, vengono assolti. Ma del loro tradimento le prove ci sono e sono scritte anche nelle motivazioni di innocenza. Individui che si sono arricchiti alle spalle di un paese che vive nel divario sproporzionato che va dalla ricchezza più ostentata alla povertà di villaggi siciliani in cui ancora non arriva l’acqua. Di questo sono colpevoli e il nostro giudizio politico, quello dei cittadini, è insindacabile.

Non rimane che gridare nel deserto, raggruppare quei pochi che si indentificano in ciò che resta della società civile e opporre resistenza con tutti i mezzi, sebbene pochi, a disposizione.

E mentre gli otto paesi più ricchi del mondo si riuniscono in Italia a decidere il futuro di tutto il pianeta, muovendo le loro pedine in base ad una politica disumana che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, i grandi latitanti di Cosa Nostra dal vecchio fantasma Provenzano, imprendibile da 40 anni, al giovane e temuto Matteo Messina Denaro, introvabile da dieci, lavorano per perfezionare il lancio della loro Cosa Nostra nel terzo millennio.

Qual è il vero scopo di tutto questo?

Probabilmente la Sicilia di quei cittadini onesti e dei mafiosi che hanno votato il Presidente Berlusconi, che senza quell’adesione totale difficilmente avrebbe potuto vincere, diverrà porto franco. Un’oasi in cui quasi un miliardo di persone potrà svolgere tutti gli affari che preferisce, in tutta tranquillità. A questo mira Provenzano, a questo aspirano ‘Ndrangheta e Camorra con il tacito consenso delle potenze dagli Stati Uniti all’Europa e fino alla Russia. La Sicilia sarà probabilmente porto franco entro il gennaio del 2010.

Sarà per orgoglio o per follia, ma è proprio la Sicilia la terra in cui si decidono molte sorti, in questa amata terra; triangolo misterioso e straordinario, terra di miracoli, di gente onesta e di eroi, e terra malata, affetta da un cancro che non è più fatto solo di coppola, lupara, uomini d’onore, capi famiglia, capi mandamento, capi decina e Cupola.

Cosa Nostra è tanto ricca e potente da sedere al tavolo nella stanza dei bottoni. Se una volta soddisfaceva richieste oggi partecipa alle decisioni.

Fino a quando reggerà questo equilibrio stabilito il 23 maggio 1992 e siglato il 19 luglio 1992, sentiremo solo il rumore del silenzio. Ma se qualcuno scomodo metterà in crisi il patto, allora piangeremo di nuovo i nostri martiri.

Fino a quando?

 

 

 


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