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Reteblu si è adeguata?

 
 
 
Perchè riportate l'intervista a Nanni Moretti?
Perchè vi adeguate?... Questi saggi hanno il sapore delle élites intellettuali che in tempi 'lontani', ma non troppo, avrebbero avuto il compito di ideologizzare la 'massa'.

Emiliano

 
 
Caro Emiliano,
prima di tutto grazie del tuo messaggio. Eravamo un po' preoccupati per il silenzio e la passività dei nostri navigatori che nonostante gli avvenimenti importanti di questi mesi non sentivano il desiderio di comunicare le loro opinioni agli altri.
La tua critica si riferisce all'intervista pubblicata sul periodico Adesso che noi abbiamo messo on line. La prima domanda è: l'hai letta? Ovviamente sei libero di non apprezzare Moretti da un punto di vista politico ma in quell'intervista si parla esclusivamente di cinema. Non solo, ma il film di Moretti affronta un tema importante per tutti, il dolore, e lo fa in maniera realistica senza compiacimenti pietistici. Abbiamo pensato che questo tema fosse interessante per i frequentatori di Reteblu. Tu ci accusi di esserci adeguati, insomma omologati. Personalmente non credo che parlare di un film che parla di dolore e morte sia un modo per adeguarsi al mondo, alla cultura dell'effimero. Avrei accettato la tua critica se avessimo parlato di film holliwoodiani di azione, o di Vacanze di Natale, e così via.
Nell'Intervista, Moretti non si è messo ad "ammaestrare le folle" o a indottrinare ideologicamente i lettori. Anzi nell'unico giudizio politico che dà dimostra un'apertura di fiducia verso il governo Berlusconi.
In ogni caso, il discorso è più ampio. Il tuo riferimento alle elites intellettuali che avevano il compito di ideologizzare le masse è importante, ma va approfondito. Ti dico la mia opinione: oggi le masse non si fanno più certo ideologizzare dagli intellettuali, oggi i maitres a penser sono i personaggi dello spettacolo: attori, cantanti, presentatori televisivi, calciatori, etc. Solo 1 italiano su 10 legge un giornale al giorno e le percentuali di ascolto dei programmi culturali o di   buona informazione sono basse, comunque irrisorie rispetto a quelle dei programmi frivoli. La gente non ha alcuna considerazione degli intellettuali, della maggior parte non conosce neanche il nome, di sicuro non si fa impressionare dalle loro affermazioni perché quello di cui parlano non è accattivante, è noioso.
Semmai, gli intellettuali ci aiutano a porci delle domande. E guai a chi ha paura delle domande!
Se un letterato o un regista o uno storico pone una questione politica o culturale all'attenzione della pubblica opinione sarà la pubblica opinione a valutarla. Il più delle volte la stragrande maggioranza degli italiani non si accorge neanche della questione. Quanto agli altri che se ne sono accorti, se sono interessati agli argomenti culturali di solito hanno una buona preparazione culturale che permette loro di pensare con la propria testa.
Insomma, una società che ha paura degli intellettuali e non dell'ignoranza mi fa paura.
A mio modo di vedere, ben vengano tutte le provocazioni degli intellettuali purché non invitino a compiere gesti indegni o facciano leva sui sentimenti più bassi degli uomini come la paura dei diversi, l'egoismo, l'intolleranza etc.
Su questo tema mi piacerebbe che intervenissero altri lettori, per sapere come giudicano le mie parole e più in generale il lavoro del sito.
Intanto ti saluto, ti ringrazio e ti invito a leggerci sempre con occhio critico, pronto ad inviarci ogni critica che riterrai giusta.
A presto

Dario Scorza
Coordinatore di Reteblu

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