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PROFETI DEL NOVECENTO 

TONINO BELLO

(Alessano 1935 - Molfetta 1993)

 

  di Davide Toffoli

Tonino Bello nasce ad Alessano (Lecce), un paese del “suo” amatissimo profondo sud, il 18 marzo 1935, primogenito di una famiglia abituata alle “cose semplici e pulite di cui vivono gli umili: tepori di focolari nelle sere d’inverno, preghiere mormorate attorno alla tavola, sapore di pane…”. Poi, dopo gli anni della guerra, ecco quelli del seminario con il Ginnasio ad Ugento e l’Università (Teologia) a Bologna dove incontra un sacerdote gioviale che lo accompagnerà in molte sue battaglie future, don Luigi Bettazzi (attuale Vescovo emerito di Ivrea) sempre in prima linea sulle delicate questioni relative alla pace.
A soli 22 anni (ed è quindi necessaria una dispensa del vescovo data la sua giovane età) viene ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957. Due anni più tardi ottiene la licenza in Teologia alla Facoltà teologica di Milano presso il seminario di Venegono. Per 14 anni è ad Ugento prima come Prefetto dei Chierici e Vicerettore, poi come Rettore del Seminario. Poi gli anni fertilissimi del Concilio Vaticano II, durante i quali è a Roma al seguito del Vescovo Ruotolo che lo aveva voluto con sé. 
A soli 28 anni è monsignore, caso quasi unico nella storia della Chiesa contemporanea. Continua a vestirsi da prete e scoraggia gli amici dal chiamarlo monsignore o eccellenza; si lascerà accompagnare fino alla fine dei suoi giorni da un semplice “don”. Nel 1965 si laurea in Teologia alla Lateranense con mons. R.Masi, discutendo una tesi sui congressi eucaristici e sul loro significato teologico e pastorale. A Ugento don Tonino, anche dopo l’arrivo del nuovo vescovo M.Mincuzzi, è l’iniziatore di settimane teologiche con un grande seguito e relatori illustri in linea con il Concilio: padre Balducci, Ettore Masina, don Italo Mancini, padre Turoldo. Sono gli anni di un altro fertile incontro: quello con il giovane missionario comboniano Alessandro Zanotelli. 
Don Tonino è sempre in prima linea nella difesa degli ultimi ma non solo: “con” e “per” i suoi ragazzi diventa istruttore di nuoto, arbitro di calcio, allenatore di pallavolo. Nel 1979 è parroco della chiesa della Natività di Maria Vergine a Trifase, dove si distingue per l’incredibile predisposizione all’incontro, con la gente comune ma anche con i poveri, con i disadattati, con chi ha un alloggio precario. In quegli anni lavora molto alla rivalutazione della Liturgia domenicale e ad un discorso di unità all’interno della comunità cittadina. Numerose le iniziative proposte appoggiandosi all’aiuto dei laici: la festa del fanciullo, un gruppo Caritas, un gruppo di Donatori di Sangue, un centro di lettura per giovani. Con molta umiltà per ben due volte rifiuta la nomina a Vescovo che, soltanto dopo la morte della madre, accetta nell’ agosto 1982 (diocesi Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi e Ruvo). Continuò anche allora a farsi chiamare “don Tonino”. 
Già in quello stesso anno accompagna la marcia dei pacifisti organizzata da padre Turoldo per protestare contro l’istallazione dei missili nucleari a Comiso. Pochi mesi dopo è dalla parte degli operai delle “Acciaierie pugliesi” già senza stipendio e minacciati dai licenziamenti. Fra lo stupore di tutti, mette a disposizione di quelle povere 850 famiglie la somma di 11 milioni prelevandola da un fondo diocesano per la costruzione di nuove chiese e si attiva di persona presso i politici per risolvere la questione. Si mantiene sempre in prima linea nel difendere i senza tetto e i più esposti allo sfruttamento. Nel 1985 raccoglie da mons. Bettazzi il testimone di presidente di Pax Christi: in anni di pieno rigoglio craxiano, con Andreotti agli Esteri, la produzione bellica Made in Italy conquista i mercati del mondo e molti personaggi influenti cercano di far sentire la propria voce di dissenso; anche don Tonino e Pax Christi si schierano contro il commercio delle armi e avanzano altre proposte concrete: obiezione di coscienza al servizio militare, alla produzione e al commercio delle armi. 
E’ solo il primo passo contro una lotta a tutto campo contro i “mercanti di morte”, che vede don Tonino impegnato durante le vicende del Golfo Persico a smascherare uno sporco traffico di armi che proprio in Puglia vedeva una delle sue principali basi. Ma ogni denuncia provoca le ire dell’establishment: arrivano i richiami della C.E.I. ma anche la solidarietà di molti (come Turoldo) che lo invitano a continuare per la sua strada. 
E don Tonino continua: guida la Chiesa pugliese contro la realizzazione di 3 poligoni di tiro permanenti, contro il trasferimento all’aeroporto militare di Gioia del Colle di 72 cacciabombardieri F16. Nel 1990 la Guerra del Golfo riporta ossigeno ai mercanti di morte e la “Tempesta nel deserto” brucia i sogni di pace e divide gli animi: don Tonino è ancora una volta schierato dalla parte dei pacifisti. E con la consueta passione vive e affronta la questione dei clandestini albanesi sbarcati in Puglia. Nel 1991 è costretto ad affrontare un problema di diversa natura, stavolta il male è dietro una diagnosi medica spietata: carcinoma gastrico. Ma non è l’ultima battaglia: nel 1992, già minato dal male, è tra i partecipanti alla marcia della Pace a Sarajevo, tra le bombe e i mortai. Ad un giornalista che gli chiede ”Ma lei che sta già male cosa va in cerca di altri guai a Sarajevo?” don Tonino risponde:”Qui si stanno sperimentando gli eserciti del domani, i soldati di pace: io devo essere con loro!”. E la missione di pace arriva nel cuore di una città ormai devastata dalla guerra. Arricchito da questa incredibile esperienza, ma anche notevolmente indebolito, si spegne a Molfetta il 20 aprile 1993 dopo quasi 11 anni di episcopato vissuti sempre come testimone di speranza e come esemplare profeta della non violenza e della pace.

La testimonianza di don Ciro Miele

"Auguri scomodi"

Pasqua 2003


La fondazione don Tonino Bello

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