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L'attualità del messaggio di Francesco

"Datemi cinque uomini come san Francesco e vi  darò un'economia nuova"

 (Karl Marx)

 

di Giacomo Bini

Ministro Generale dei Frati Minori

 

Nell'accingermi a parlare di Francesco, per prima cosa devo scusarmi proprio con lui. Francesco amava infatti ripetere che un nostro grande peccato è il gloriarci delle opere che i Santi hanno fatto raccontandole, anziché ripeterle. Ebbene, in effetti è proprio quello che sto facendo io!

Nessuno dubita dell’attualità e della capacità di attrazione del messaggio evangelico incarnato da San Francesco otto secoli fa. Infatti la testimonianza del Poverello di Assisi valica i confini della sua epoca, della sua cultura; appare impossibile chiuderlo all’interno di una confessione religiosa e tanto meno interpretarlo come “proprietà privata” del suoi seguaci. Si tratta di una esperienza spirituale con una dinamica particolare, con un fascino che non può essere circoscritto ad alcuna stagione storica o ad alcun gruppo particolare. Proprio quando si tenta di rinchiudere il suo messaggio in definizioni, quando si pensa di averlo formulato e compreso una volta per tutte, la sua ricchezza esplode con contenuti e modalità sorprendentemente nuovi.

Nel corso dei miei viaggi ho conosciuto, in giro per il mondo, con grande sorpresa, moltissimi gruppi religiosi che si rifanno alla figura di Francesco; gruppi spesso non solo non cattolici, ma persino non cristiani. Questo perché il suo messaggio e la sua spiritualità, rivendicano la libertà, la sua dinamicità: sembra trovare la propria casa solo quando non ha casa, perché siamo ospiti e pellegrini in cammino verso il padre.

“Da quando, sulla piazza di Assisi, davanti al Vescovo e ai suoi concittadini stupiti, Francesco si è spogliato restituendo tutto al padre con le parole: “D’ora in poi potrò dire con libertà: “Padre nostro che sei nei cieli” e non “Padre mio Pietro di Bernardone” lui e il suo messaggio non sopportano più nessuna schiavitù. Esce dalla città di Assisi senza abiti, senza "padre" senza denaro, senza un mestiere, senza progetti e... canta alla vita, alla pienezza della vita ritrovata.

E il caso di chiederci, insieme a frate Masseo: "Francesco, perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e udirti e obbedirti? Francesco, perché a te?".

Il "miracolo evangelico" di nome Francesco è nato quando, all'efficienza di una vita basata sul denaro, sul successo, sul potere, sull'accumulo, si è sostituita l'immagine di Cristo povero, l'immagine di un Dio che si rivela nella povertà, nella fragilità, nell'espropriazione, nel dono di sé più radicale. In questa "insicurezza" vissuta dal figlio di Dio su questa terra, il santo di Assisi ha trovato la sua sicurezza, il punto di riferimento, l'orizzonte chiaro, così affascinante, così comprensivo che tutto, intorno a lui, cambia volto e significato. Nascono relazioni nuove, profonde, libere e liberamente. Tutto viene potenziato in lui: le sue intuizioni sempre nuove, la sua affettività che non consoce limiti, la sua fantasia simbolica che anno dopo anno diventa sempre più audace e fiduciosa. Tutto viene vissuto in semplicità e unità, ricondotto all'orizzonte determinante: "Ora posso dire con libertà: "Padre Nostro che sei nei cieli!".

Perché Francesco affascina ancora? Perché rimanda direttamente alla Buona Novella, rinvia all'incontro diretto con il messaggio evangelico, e invita ciascuno ad osare, per credere al Vangelo senza paura e senza esitazione.

Francesco affascina perché rivela ed esprime tutte le possibilità esistenti in noi, ma che spesso non riusciamo a liberare a causa del ripiegamento su noi stessi che ci soffoca e ci angoscia. L'abbandono a Dio ha risvegliato in Francesco la fiducia in sé stesso come oggetto degli inesauribili doni di Dio e di infinite possibilità da esprimere; gli ha rivelato la gioia dell'espropriazione radicale e della libertà per il Regno; lo ha aperto alla fecondità inesauribile delle relazioni con le persone e con la creazione intera, trasformandolo nell'uomo del dialogo, della comunione e della pace. Francesco continua a dire a tutti che vivere il Vangelo è possibile in ogni epoca: basta avere il coraggio di affidarsi al Padre e seguire le orme di Gesù di Nazareth.

Personalmente ritengo che la spiritualità di Francesco sopravviverà allo stesso ordine francescano.

Quella di Francesco è una spiritualità dell’Incontro e della Condivisione: andare verso l’altro sempre e comunque, superando la paura e l’indifferenza. Francesco si rivolge ai ladroni che imperversano nei boschi di Montecasale e li chiama “Fratelli banditi”, come a dire che in ogni fratello c’è un bandito e in ogni bandito un fratello. Francesco non vuole cedere alla tentazione che ci fa vedere l’altro come minaccia, pericolo. Nell’altro, per quanto sfigurata, si legge sempre l’immagine di Dio. Certo fa particolarmente effetto riflettere su quest’atteggiamento in quest’epoca di guerre “preventive”.

 

(estratto dell’intervento “Francesco parabola del Regno” tenuto a Terni nel corso del convegno “Santità e Carità  nel cristianesimo d’Oriente e d’Occidente il 1 ottobre)