Intervista a Peter Mullan, regista di “Magdalene”

 

Le suore sono sempre “angeli”?

 

 

di Maria & Antonio De Falco.

 

Il film di Peter Mullan , The Magdalene Sisters, Leone d’oro alla 59esima Mostra del cinema di Venezia, è stato definito “scandaloso” perchè racconta la storia di un gruppo di ragazze chiuse dalle rigide famiglie irlandesi all'interno di un istituto di correzione gestito dalle suore della Misericordia. Il tutto è ambientato nel 1964.

Per anni gli istituti  delle suore della Misericordia, fondati nell’Irlanda del diciannovesimo secolo come luogo di rifugio per prostitute e donne “cadute dalla grazia di Dio”, presero il nome dalla figura biblica di Maria Maddalena, ex prostituta che si pentì davanti a Cristo ed ebbe l’onore di lavargli e profumargli i piedi, come è raccontato nei Vangeli. Nel XX secolo, le case furono controllate dalla chiesa cattolica, che vi instaurò un regime molto più severo , dandole in conduzione alle su citate religiose che costringevano le ragazze a lavare la biancheria degli alberghi locali, degli istituti, delle università 8- 10 ore al giorno, per sette giorni alla settimana, senza alcuna retribuzione. Di lì sono passate ragazze madri, orfane, quelle con difetti fisici, portatrici di handicap o che avevano subito stupri. I metodi scelti per la “redenzione” delle reiette si avvalevano di ogni tipo di violenza psicologica e umiliazione fino alle lacrime. Non mancavano le frustate sulle gambe nude, le percosse, che diventavano particolarmente pesanti nei casi di punizione per i tentativi di fuga. Le suore, infine, non disdegnavano il denaro, proveniente dal duro lavoro di tante giovani, abbrutite dalla fatica e dalla mancanza di ogni minima comprensione umana.

Prive di tutto( i parenti e la comunità irlandese, le ritenevano delle svergognate di cui non bisognava ricordare neanche il nome),senza la speranza di un po’ di pietà, le povere ragazze spessissimo morivano in queste tetre “prigioni” serrate, per fortuna-  forse per l’espansione del mercato delle lavatrici, poiché il mestiere “redentivo” insegnato dalle suore era fare la lavandaia-  nel 1996!

Attorno al film, meritevole sicuramente del Leone d’oro, per la stringatezza del racconto, per le belle immagini, l’ottima caratterizzazione delle quattro ragazze e di alcune “suore angeliche” tra cui particolarmente brava suor Bridget( la superiora), per il coraggio di portare alla luce un’oscura e brutta pagina di storia che riguarda le donne nella chiesa cattolica e per le quali poche volte si è chiesto “perdono” per il trattamento ricevuto lungo la ricostruzione del passato del cristianesimo, si è sollevato un polverone inutile, alimentato anche dalle  affermazioni di Peter Mullan che ha dichiarato che: “Una religione teocratica e dittatoriale crea persone cattive. Lo scopo della Chiesa sarebbe di rendere le persone più umane. Invece è esattamente il contrario», e dell’Osservatore Romano che per stroncare il film , ha scritto che è « una caricatura mal riuscita. Se si voleva informare la propria chiesa sullo scandalo di alcuni lager psicopatici tra l'Irlanda e la Scozia ,non è sicuramente con questa provocazione rabbiosa e rancorosa che il regista avrebbe potuto ottenere lo scopo. La Chiesa ha ben altro cui pensare, ben altri scandali di cui rendere conto».E già. Così, ancora una volta, le donne coscientizzano che per certa gerarchia e altrettanto rigorosi cattolici, per loro non c’è considerazione, se- come dicono- hanno ben altro da pensare e altri scandali di cui rendere conto! Come se trattare le donne da schiave, non fosse uno scandalo di cui vergognarsi e pentirsi. Portare alla luce “piaghe” nascoste della Chiesa, è un atto risoluto e ammirevole: Peter Mullan l’ha compiuto con sofferta consapevolezza, non per denigrare, ma per ammonire, affinché il bene che oggi compiono tanti cristiani, non sia oscurato dal male passato, ma illuminato dal pentimento sincero e dal desiderio di “Mai più” come spesso recita il Papa.

 

il suo film è un pugno nello stomaco. Come è nato in lei il proposito di realizzarlo?

Ho visto “Sex in a Cold Climate” su Channel 4, un documentario che illustrava la condizione delle donne delle Magdalene Sisters. Ho provato molto sgomento di fronte alla  loro sofferenza nascosta e mi sono commosso nel vedere il livello di ingiustizia che hanno dovuto subire. Ho deciso, così di documentarmi anche interpellando qualche sopravvissuta di quelle lavanderie perché la loro storia fosse conosciuta da un pubblico maggiore”.

Lei è cattolico, cosa l’ha spinto a girare un film che sicuramente susciterà le critiche della gerarchia cattolica?

“La Chiesa cattolica fino a qualche anno fa, esercitava un potere assoluto sulla società irlandese. Ho chiesto ad una donna su come fosse la sua vita di ragazza nell’Irlanda degli Anni Sessanta e mi ha risposto di pensare al KGB. Infatti, se un prete chiedeva di affidargli il figlio nato fuori dal matrimonio, bisognava darglielo senza porre domande. La gente non metteva in discussione la Chiesa e la Chiesa non si metteva in discussione. Ritengo che lo stato, la chiesa e la famiglia abbiano cospirato contro queste ragazze che  giudicavano moralmente irresponsabili. Soprattutto la chiesa cattolica, si considera come guardiano morale delle giovani donne”.

“Però lei non ha calcolato che all’inizio del XX secolo l’Irlanda era un paese devastato dalla povertà.

“Verissimo e gli istituti di assistenza sociale erano sovraccarichi. Le famiglie povere subivano pressioni per far rinchiudere in istituti quei figli che avevano infangato il loro buon nome. Figuriamoci se poi erano figlie: il prete del luogo incoraggiava la loro incarcerazione illegale presso le lavanderie Magdalene. Al loro arrivo, le ragazze erano private dei loro vestiti e dei loro oggetti personali, i capelli rasati e il loro nome di battesimo sostituito con quello di qualche santa cattolica. Subivano un regime di lavoro, preghiera e riposo senza mai poter avere alcun contatto con i loro familiari, né poter leggere libri o qualche giornale. Le ragazze che uscivano da queste case non hanno mai voluto parlare del tempo trascorso presso le Maddalene, perché costituiva una tale vergogna che, spesso, preferivano emigrare anche in altri paesi per nascondersi, anziché farlo sapere”.

E’ assurdo pensare che questi lager abbiano avuto una vita così lunga, quasi fino ai nostri giorni.

“Solamente negli Anni Settanta, alcune delle dieci case esistenti in Irlanda sono state chiuse  a causa del boom del consumismo, essendosi diffuso l’impiego delle lavatrici, specie negli alberghi, ma anche per l’indebolimento del potere della chiesa cattolica sulla società irlandese. Nel 1996 è stata chiusa l’ultima casa Magdalene, lasciando 40/ 50 donne che ancora vi abitavano , incapaci di affrontare la vita fuori dall’istituto. E’ stato calcolato che non meno di 30000 mila donne e ragazze hanno vissuto fino alla morte all’interno delle lavanderie Magdalene. Fino ad oggi, la chiesa non ha ancora chiesto scusa formalmente, né risarcito le donne delle lavanderie Magdalene”.

Che cosa spera da questo suo film?

“Che attiri spettatori dai 16 ai 90 anni ma, soprattutto, che lo vedano le donne, per ricordare l’effetto che hanno avuto su di loro e su altri gruppi di emarginati le teocrazie e le società patriarcali nel corso della storia.

Il mio film cerca di gettare luce sull’arcaicità di un sistema “redentivo”, rimasto in vita fino al XX secolo inoltrato e nascosto per anni. E’ anche una prova della sopravvivenza dello spirito umano in condizioni terribili.

Il mio film esige che la società prenda atto di queste ingiustizie in modo che non accadano più”.

Non teme le reazioni dei cattolici a vedersi “maltrattate” le suore, magari non tutte, impegnate in molti campi specie in quello caritativo?

“Nella chiesa il mio film sulle suore fa scandalo? Per me lo scandalo è che questo avvenga. Nei conventi irlandesi le Suore Maddalene per anni hanno oppresso donne giovani e piene di vita con la scusa che dovevano rieducarle e portarle sulla retta via. Hanno negato loro il diritto allo studio, alla sessualità serena, a un lavoro retribuito. Io ho raccontato cose documentate. Non ho creato uno scandalo. Lo scandalo, lo ripeto, è la chiesa cattolica quando non segue la predicazione di Cristo e compie azioni contro l'essere umano.

Oh Dio, Peter!

 

SCHEDA

Peter Mullan (Glasgow, 1959), giovanissimo(19 anni) s’interessa alla regia, realizzando alcuni cortometraggi. Non riuscendo però ad entrare alla National Film School, decide di dedicarsi alla recitazione. Debutta come attore teatrale nel 1988 per passare poi al cinema e alla televisione. Interpreta  film come Riff- Raff (1991) di Ken Loach, Braveheart (1995) di Mel Gibson, Trainspotting (1995) di Danny Boyle, ma soprattutto diventa famoso dopo avere vinto la Palma d'oro come migliore attore protagonista al Festival di Cannes 1998 per My Name Is Joe, di  Ken Loach. A Venezia con  Orphans, il suo primo lungometraggio in qualità di regista, vince il Premio della Critica nel 2000.
 Intelligente e simpatico, è anche un attento e ironico osservatore della nostra realtà. E’ autore del film The Magdalene Sisters, cui è stato assegnato all’unanimità, il Leone d’oro della 59.ma Mostra di arte cinematografica di Venezia, nel settembre 2002.