Giorgio Gaslini, Uri Kane, Marco Paolini 
e Arnaldo Pomodoro insieme per U: Ulisse 
 Un viaggio 
alle radici del mito

di Francesco Patrizi


Giovedì 19 giugno e venerdì 20, trasmesso da Radiotre Suite, è andato in scena a Carsulae lo spettacolo U-Ulisse, con Marco Paolini, Giorgio Gaslini e il suo quartetto, Uri Caine accompagnato da un trio, su scenografie di Arnaldo Pomodoro e luci di Jurai Saleri.

Dall'esperienza di Ulisse, ogni artista, convocato da Gaslini, ideatore, insieme a Luciano Vanni, del progetto, ha dato una lettura personale. Verbale, innanzitutto, quella di Paolini, musicale quella di Gasliini e Caine, visiva di Pomodoro.

La scena ricostruiva una nave sul prato del sito archeologico di Carsulae (Terni); a prua e a poppa i due palchi con i musicisti, dietro le vele, nella sezione centrale le panche con il pubblico.

Paolini ha aperto la serata presentandosi come "il prologo": Ulisse è semplicemente "U", uno di noi, uno qualsiasi, partito per un lunghissimo viaggio non per spirito di avventura, ma per necessità. Non c'è Apollo a vegliare su di lui né a ispirare Omero; c'è il nume dei furfanti, il protettore dei mendicanti e dei ladri, Hermes.

Paolini attualizza la vicenda, parla con uno stile semplice e diretto, pieno di rimandi anche satirici ai nostri tempi (le tasse, la televisione...); un linguaggio da cronaca di costume che ha lo scopo di "abbassare" il tono epico dell'Odissea e di consegnare (o riportare!) la vicenda al punto di vista "basso" dei veri protagonisti, i compagni di Ulisse, gente del popolo, venuta dalla campagna, che si imbarca per la guerra per necessità, che partirà per un viaggio da cui non farà ritorno.

Nel secondo intervento, Paolini entra in scena su un trattore, addobbato con lucine e fiori in stile da kermesse paesana, folkloristica: un richiamo esplicito alle radici povere e contadine dei compagni di Ulisse e all'origine stessa dell'Odissea, poema portato in giro per piazze e feste dai cantastorie.

Il prologo e l'epilogo della vicenda, Paolini li recita seduto su una sedia a rotelle, richiamandosi al cantore cieco, vecchio e volutamente sgradevole, per sottolineare  la lontananza dall’aura fascinosa del poeta e la vicinanza con Hermes e il popolo dei derelitti.

E Ulisse? Uno della brigata, più furbo degli altri, ma ugualmente trascinato dal destino, sballottato tra isole e inganni per venti anni, perché al disegno degli dei non ci si oppone.

 

Arnaldo Pomodoro, del mito di Ulisse, ha preso il tema del viaggio, architettando l'interno spazio come una nave, a prua e a poppa Gaslini e Uri Caine, al centro il pubblico. Dai due palchi frontali si spiegavano due vele triangolari, che si chiuderanno a fine serata. Su una vela, frecce e punte che si infilzano, sull’altra è raffigurato un cerchio; forse le mille direzioni della nave, che procede a capriccio degli dei verso nessuna meta – Ulisse tornerà aggrappato ad un relitto – e la circolarità intrinseca della vicenda: che si chiude con il ritorno a casa dell’eroe.

L'Ulisse di Pomodoro è l'incarnazione del viaggio, un'esperienza in cui siamo tutti compagni di ventura, "sballottati" dal vento, costretti (o invitati) a spostarci di posizione per seguire i concerti da un lato e dall'altro della struttura a barca.

Intorno il mare di erba di Carsulae e la fitta vegetazione su cui scorrevano i disegni di luce di Jurai Saleri.

Giorgio Gaslini, dopo il prologo, è il primo a dare una personale lettura di Ulisse: trenta minuti di musica suddivisa in sei capitoli, dalla partenza, alle donne e gli intrighi, ai ciclopi, fino al ritorno a Itaca. Un tema iniziale, evocativo e a tratti nostalgico; poi la voce ammaliante del sax per le donne, gli amori, i tranelli; alle percussioni sono affidati prima i ciclopi poi i momenti di smarrimento e di avversità: suoni e rumori scomposti, imprevedibili, su un ritmo sospeso... poi riprende il tema e si giunge a Itaca. Sullo scorrere swingante del tema, risuonano ritmicamente i colpi che Ulisse sferra contro i Proci, ma le battaglie più dure sono passate.

Nel finale, la quiete del ritorno, la pace ritrovata nella voce lirica del pianoforte, turbata dai timbri bassi dello strumento che Gaslini sferra nelle ultime note: Ulisse, secondo la leggenda, non si fermerà a casa, ma continuerà il viaggio e morirà in terre lontane.

Uri Caine segue gli stessi capitoli che hanno ispirato Gaslini. Un inizio all'organo elettrico, con sfumature funky, popolari, poi si impongono toni più cupi, mescolati a suoni e voci registrati. Anche Caine ricorre alle percussioni per narrare le avversità centrali della vicenda, mentre il finale è affidato ad un ritmo cadenzato, molto ballabile, che non fa certo pensare alla quiete raggiunta, piuttosto all'impossibilità di fermarsi.

Se Gaslini è più vicino a temi melodici e alle variazioni, Uri Caine, quasi in antitesi, spazia nell’atonale.

Il finale è affidato ad un duetto di pianoforte tra Gaslini e Uri Caine su un tema scritto da Gaslini per l'occasione.

U: uno di noi, che è salpato con gente di campagna, forse neanche tanto eroica, per un viaggio difficile e insidioso, che si è lasciato trasportare dalla volontà degli dei, reagendo con l'astuzia laddove poteva, e che, una volta tornato a casa, ripartirà per terre lontane, perché la quiete non si addice alla vita.

La vita è movimento, battaglia, tumulto, viaggio.


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