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A Terni la prima proiezione pubblica del film con la presenza dell'autore 

  Benigni alla "seconda" di Pinocchio

di Arnaldo Casali

“Vi amo tutti, davvero, giuro che non scorderò questo momento finché campo!”.

E sembrava sincero, Roberto Benigni, sabato 12 ottobre al Teatro Politeama di Terni, quando rivolgeva queste parole affettuose ai cittadini ternani, "padrini" del successo suo successo mondiale. E' stato infatti a Terni  che Benigni ha girato buona parte de "La vita è bella" e il 90% di "Pinocchio".  Gli interni de "La vita è bella" erano stati infatti realizzati nei teatri di posa del Centro MultiMediale di Terni, mentre il campo di concentramento era stato ricostruito nell'ex stabilimento chimico di Papigno e - in parte - alle acciaierie ternane.

Se "La vita è bella" era stata l'idea, "Pinocchio" ha rappresentato la svolta. Grazie alla collaborazione tra la "Melampo" di Benigni & Braschi, la "Exon" di Mario Cotone (coproduttore dei film) e il Comune di Terni, gli ex stabilimenti chimici  sono diventati dei veri e propri studi cinematografici in grado di fare concorrenza alla stessa Cinecittà. In tre dei capannoni di Papigno sono stati infatti allestiti tre teatri di posa (uno dei quali è il più grande d'Europa) dove sono stati ricostruiti interi paesi oltre che tutti gli interni del film. Solo per  6 settimane di riprese (su un totale di  26) la troupe si è infatti spostata in Toscana, dove sono stati girati alcuni esterni.

Logico quindi che i ternani si sentano particolarmente legati ai film di Benigni, tanto più che il comico toscano con la moglie e il socio hanno addirittura rilevato la gestione stessa degli Studi Cinematografici, già utilizzati per le riprese di un nuovo film ("Tosca" con Franca Valeri) e per i quali sono arrivate richieste da registi del calibro di Giuseppe Tornatore e Paul Verhoven.

Naturale quindi, che in molti si aspettavano che la prima mondiale del film si sarebbe svolta a Terni, magari (come era stato ventilato) proprio a Papigno. Se i ternani premevano da una parte, però, dall'altra c'erano gli americani della Miramax (distributrice del film, che ha finanziato buona parte della produzione anticipando buona parte dei 90 miliardi di lire che il film è costato) che - evidentemente - preferivano una prima hollywoodiana a Los Angeles. Si può poi facilmente immaginare un "terzo polo" toscano, che rivendicava l'appartenenza del film.

Così, forse proprio per non scontentare nessuno, Benigni ha deciso di non organizzare una prima mondiale: dopo l'anteprima per la stampa di venerdì 4 ottobre il film è uscito contemporaneamente in 940 sale italiane (su un totale di 1200!).

A Terni, però, Roberto ci è arrivato il giorno dopo, con un "Gran Galà" cui hanno presenziato autorità locali e nazionali, la stampa locale, una piccola rappresentanza delle maestranze e delle 4000 comparse e un folto pubblico che ha esaurito in una mattinata i biglietti della galleria, gli unici in vendita.

L'ex "piccolo diavolo" è stata atteso, a dire il vero, con affetto ma anche con una notevole dose di diffidenza nei confronti del recente divismo dell'attore premio Oscar (l'unico nella storia del cinema italiano): proprio pochi giorni prima, in occasione della consegna al folletto toscano della Laurea ad honorem a Bologna, c'erano state molte polemiche a causa dell'assegnazione in esclusiva delle foto dell'evento (tanto da indurre i reporter a 'censurare' polemicamente la faccia di Benigni dalle foto sui giornali).

Stesso discorso si era fatto alla vigilia dell'evento ternano: “Della nostra città a quello non glie ne importa proprio niente” avevano detto in tanti. “Verrà per stare cinque minuti, dire le sue solite quattro fesserie e poi scapperà via protetto dalla scorta”.

D'altra parte, le stesse frasi di caloroso affetto pronunciate all'indirizzo dei ternani -  “Vi amo tutti, vorrei abbracciarvi ad uno ad uno, non lo scorderò finché campo” eccetera eccetera - Benigni le aveva già le aveva già pronunciate  a Los Angeles ricevendo gli Oscar, e a Sanremo lo scorso marzo.

Quello che però, davvero non ci aspettava, era che il regista avrebbe addirittura dedicato una poesia al popolo ternano, così come che avrebbe assistito all'interna proiezione che ha visto  applausi scroscianti ad ogni monologo, ad ogni punto cardine del film, mentre il resto del film era seguito in religioso silenzio, interrotto solo da qualche sussulto quando qualcuno si riconosceva sul grande schermo, o riconosceva qualche amico o parente comparsa. Nessuno, d’altra parte – a differenza di quanto accade di solito – si è alzato dalla poltrona allo scorrere dei titoli di coda: tutti a leggere i nomi dei nostri scenografi, tecnici e collaboratori  vari, a cominciare da quelli di Sonia Berrettini e Rossella Belli, le titolari della Società “Fedora” che hanno seguito, giorno dopo giorno, l’intera lavorazione del film provvedendo al reclutamento, allo smistamento, ma anche alla ristorazione (con biscotti e tè caldo che non mancava mai, specie in dicembre) di centinaia di comparse ogni giorno.

Titoli di coda aperti, cosa assolutamente inusuale in un film, dall’enorme indicazione degli Studi Cinematografici dove sono state effettuate le riprese, e cioè quelli di Papigno. Una scelta, dovuta evidentemente, alla necessità di pubblicizzare i teatri di posa di cui sono gestori i produttori stessi del film: Benigni, Nicoletta Braschi e Mario Cotone, cui si deve la collaborazione tra il premio Oscar e la nostra città. E la Braschi, prima ad intervenire dopo il Sindaco Raffaelli sul palco del Politeama, a pochi minuti dalle otto, visibilmente emozionata tanto da parlare leggendo tutto su un grosso foglio, dopo aver ringraziato le amministrazioni e i tanti collaboratori del posto, ha voluto ricordare proprio il merito di Cotone nella trasformazione di Papigno da ex stabilimenti abbandonati ai più grandi teatri di posa d’Europa.

“E’ grazie a lui – ha detto – se abbiamo potuto lavorare in quella bellissima area profumata, vicina alla Cascata, tra persone meravigliose che ci hanno aiutato. Voi che vivete qui potrete riconoscere meglio di altri nel film quella scintilla magica che attraversato tutta la lavorazione”.

E intanto Benigni, accanto a lei, gongolava e si metteva le mani sul cuore come a volerlo lanciare alla platea.

Poi, al momento di prendere la parola, è stata la solita cascata d’affetto: “Buonissimi ternani amorosissimi! Vorrei spogliarmi e fare l’amore con tutti! Senza l’affetto delle persone che abbiamo incontrato non ci sarebbe stato Pinocchio.  E, madonna, come è bello! Scusate se sono io a dirlo ma sono veramente innamorato di questo film umbro-italiano, che poi è anche tosco-francese, pugliese-americano…”.

Il Sindaco di Terni Paolo Raffaelli, emozionantissimo (tanto da dimenticare di consegnare la targa del CNA e di portare il saluto del vescovo Paglia, assente) ha dato a Benigni del tu e una scultura di Arnaldo Pomodoro che ricorda un po’ – ha detto Il Sindaco – il cappellino di mollica di pane di Pinocchio, al che Benigni se l’è subito messo in testa mentre continuava a riconoscere amici e collaboratori in platea e a scaricare sui ternani una valanga di affetto.

“Siete davvero belli e freschi – ha detto – come la Cascata delle Marmore!”.

La prova del suo affetto per i ternani, d'altra parte,Benigni l’aveva già data in passato, ringraziando la città  anche quando parlava fuori della nostra città: parole di riconoscenza, infatti, ne aveva avute  durante la conferenza stampa di presentazione a Roma, e si è divertito a citare la città che lo ha ospitato per più di un anno anche nel volume “Io un po’ Pinocchio” e nello speciale andato in onda su Canale 5 , quando – parlando degli effetti speciali – ha detto: “Sono andato al mercato ittico, qui a Terni, e ho chiesto se avevano un pescecane lungo 70 metri, vivo, che sapesse anche un po’ recitare. Ma non lo avevano avevano, così ho dovuto farlo al computer”.

“Cari amici di Terni – recitano i versi della poesia scritta da Roberto Benigni per la città  - devo dirvi che di voi,  mi sono innamorato come fa un bambino, per effetto forse di San Valentino… con questo amore che mi freme per questa città, voglio augurarvi un 6 al superenalotto, e che la Ternana vada in serie A!”

Il suo spirito poetico – davvero da curioso incrocio tra Dante e Pinocchio – Roberto lo ha dimostrato anche quando, quando già si era seduto il platea e le luci si spegnevano, ha improvvisamente riconosciuto tra il pubblico il Presidente della Rai, che come è noto vive proprio a Terni.

“Presidente!” ha gridato correndo ad abbracciarlo, poi rivolto verso il settore della platea che si trovava davanti a lui ha gridato: “E ora che dell’affetto ho aperto le sbarre, saluto il Presidente Baldassarre!”.